venerdì 26 settembre 2014

La "Via" del Brazilian Jiu Jitsu


Royce Gracie, leggenda vivente del BJJ e delle MMA

Il Brazilian Jiu Jitsu rappresenta una delle più complete ed affascinanti discipline presenti sullo scenario delle arti marziali. Esso si pone, tra l’altro, come avvincente sport da combattimento ed efficace metodo di difesa personale, la cui peculiarità è data dal combattimento a terra.
Il Brazilian Jiu Jitsu (abbreviato BJJ), è nato come evoluzione del Kodokan Judo negli anni Venti del XX secolo; a gettare le fondamenta di questo processo fu il console giapponese Mitsuyo Maeda, uno dei cinque maggiori esperti nella lotta a terra del jujitsu (ne – waza), che Jigoro Kano, il fondatore del Kodokan Judo, inviò oltre mare per dimostrare e diffondere la sua arte nel mondo. Maeda lasciò il Giappone nel 1904, visitando un gran numero di paesi nei quali diede dimostrazioni di “jiu – do” e accettando sfide provenienti da lottatori, pugili, savateurs, e praticanti di varie arti marziali, prima di arrivare in Brasile, il 14 novembre 1914. Maeda si dedicò, in particolar modo, alla lotta a terra e fu abile a vincere numerosi incontri contro esponenti di varie discipline, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Conte Koma”. Nel 1917, Carlos Gracie, figlio di un noto imprenditore brasiliano, dopo aver assistito ad una dimostrazione del console giapponese, decise di praticare il judo. Maeda accettò Carlos nella sua scuola per alcuni anni; quest’ultimo, in seguito, passò la sua conoscenza ai suoi fratelli. Tra questi vi era Helio, il quale, nel corso degli anni, sviluppò un sistema che amplificava le tecniche di combattimento a terra.
Helio Gracie partecipò a numerose competizioni, basate sulla sottomissione, dalle quali spesso uscì vincitore. Forte clamore, invece, suscitò una sconfitta, avvenuta proprio in Brasile, nel 1951, ottenuta quando il judoka Masahito Kimura sfidò Gracie; quella esperienza lasciò un segno tale che il cognome di questo imbattuto atleta giapponese venne utilizzata dai Gracie e dai loro atleti per indicare la chiave al braccio, detta per l’appunto, Kimura.
Una ulteriore svolta, nel BJJ, si ebbe negli anni 80’, quando elementi di spicco della famiglia Gracie emigrarono negli USA, dove vennero organizzati tornei interstile, nei quali si sfidarono combattenti provenienti da diverse discipline. La risonanza mediatica su questo fenomeno, che aveva fortemente preso piede negli States, fu tale che nel 1993 si tenne il primo, divenuto poi famosissimo, Ultimate Fighting Championship. Grazie a tale evento fu mostrata al mondo l’efficacia del BJJ; nonostante i pronostici che davano per favorite le discipline di striking (come boxe, kickboxing), Royce Gracie, chiamato a difendere lo stile di jiu jitsu creato dal padre Helio, riuscì a battere tutti combattenti del torneo, compresi quelli fisicamente più forti e più pesanti. La grande celebrità raggiunta rese il BJJ uno sport famoso in tutto il mondo, in costante crescita sino ai giorni nostri. Esso, infatti, viene proposto al pubblico sia come disciplina con tornei in cui è vietata qualsiasi forma di percussione, sia come elemento fondamentale della preparazione dei combattimenti di MMA (Mixed Martial Arts).
Il BJJ dimostra come è possibile difendersi con successo da un assalitore più grande e forte tramite l’utilizzo di appropriate tecniche come leve, chiavi articolari e strangolamenti, portando lo scontro al suolo. Il BJJ permette tutte le tecniche che il judo ammette per portare il combattimento al suolo, sotto forma di proiezioni e lanci; da esso, però, si differenzia, perché consente ad un atleta di trascinare al suolo l’avversario o di scagliarsi contro, a patto di avere una presa. Il BJJ ammette anche tutte le tecniche di wrestling, sambo russo o qualsiasi altra arte lottatoria, inclusi i tentativi diretti di proiettare afferrando le gambe. Una delle caratteristiche fondamentali del BJJ è quella di mantenere il combattimento nella fase durante la quale le capacità del lottatore si adattano nei confronti dell’avversario, per trovare la mossa vincente e vincere l’incontro. Questa strategia, perfezionata e sviluppata nel corso degli anni, è divenuta la base per la preparazione al combattimento in qualsiasi disciplina che contempli sia la lotta in piedi che a terra. Da quanto detto si comprende, tra l’altro, la fondamentale importanza del BJJ come metodo e, soprattutto, Via per promuovere lo sviluppo sia del fisico che del carattere, soprattutto nelle giovani generazioni.

Michele Lenti

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